giovedì 20 settembre 2012

Riflessioni sul decluttering

Sto ancora lavorando attorno allo studio, ho gettato soprattutto cose che stavano in questa stanza. Ora mi rendo conto che è la "mia" stanza, più della camera da letto. È la parte della casa dove ho conservato i miei ricordi, le cartoline, le foto, i souvenirs, i libri... è il posto dove studio (non sempre, diciamo quando è agibile vista la mole di cose che ci avevo stipato dentro), dove mi metto a pensare, dove passo e ho passato tanto tempo. Più di quello che pensavo.
Tra ieri sera e oggi ho tirato via più di 12 chili di roba.
Mi stupiscono alcune cose di cui voglio parlare.

La prima cosa che mi viene in mente è che sempre più spesso mi domando "e questo? ma perché l'ho tenuto?" e spessissimo la risposta è "boh!" e butto, butto, butto. Mi sento circondata da immondizia. C'è evidentemente una parte di me che si è evoluta, o non c'è più e la sto fisicamente facendo fuori. Fuori il vecchi dentro il nuovo. Sono anche riuscita a fare spazio vuoto in due mensole dove finalmente metterò tre cornici semplici con alcune foto importanti, tutte e tre sono regali, mi piacciono molto, ma fino ad oggi non sapevo dove metterle.

La seconda cosa è che alla famosa e domanda "e se poi mi serve?" ora rispondo "e se non mi serve?". Già, perché mi pare che queste cose che forse, un giorno remoto potrebbero eventualmente servirmi, se mi ricordassi a. di possederle e b. dove stanno... ecco mi pare che queste cose ora mi stiano nel mezzo. A fare disordine, ad accumulare polvere, a chiedere di essere pulite, a ingombrare spazio che si meritano altre cose o che mi piace di più se sta vuoto. Quando ho scritto "fuori il vecchio e dentro il nuovo" non scritto proprio tutta la verità... per due motivi: il primo è perché il vecchio che è rimasto ora è in un suo spazio, ben collocato, ordinato, pulito, visibile, a portata di mano, facile da prendere per essere usato. Ad esempio ho due scatole tanto carine che ho rivestito con della carta colorata dentro cui stanno i miei vecchi diari (sì li tengo, almeno un altro po', mi diverto a rileggerli ogni tanto!). Stavano stipate insieme a libri e altre cose. Ora abitano da sole nella loro mensola, una sopra l'altra, con un po' di spazio a destra e a sinistra e anche dietro e davanti. Ahhhh, che respiro di sollievo guardandole ora! Il secondo è perché non ho assolutamente intenzione ri-stipare la stanza. Quello che di nuovo arriva, lo fa perché serve.

La terza riflessione che faccio è che come al solito dopo un po' di lavoro di sgombramento intenso mi stanco, mi passa la voglia e non riesco ad andare avanti. Ho lasciato il lavoro un po' a metà. Mi dico: "uffa, però ho tolto tutta questa roba e c'è ancora così tanto da fare?", "sì va beh, lì sarà anche in ordine, ma di qua è l'inferno...", "non ce la farò mai ad arrivare alla fine e avere la stanza a posto, è impossibile, c'è troppa roba!". Perché succede? Non lo so, credo che eliminare tanti oggetti che sono stati miei sia anche emotivamente significativo, anche se ora sono più allenata e più svelta di prima. Sono, diciamo così, molto più efficace. Eppure, c'è questo tarlo che mi insidia "non ce la farò mai". Ma a fare cosa? A cambiare? A dimagrire? A diventare ordinata? A non farmi influenzare dall'esterno? Forse il superfluo, grasso o oggetto che sia, si è attaccato a me e non vuole lasciarmi libera? Forse è più facile crogiolarsi nelle vecchie sbagliate abitudini e trovare giustificazioni. È così? Forse sì. Ora vado a sgomberare per terra e il tavolo così avrò la sensazione di avere finito una tappa. Niente si conclude completamente, niente che riguarda me stessa e la mia evoluzione potrebbe avere una fine esatta. Le azioni però quelle si devono concludere. Sono le azioni concluse che portano sviluppo e crescita, non quelle iniziate.

Ora vado. Devo concludere.
Presto le foto del lavoro bello grosso di questi giorni.

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